BULLISMO: (RI)CONOSCERLO PER PREVENIRLO


Il bullismo è un fenomeno di cui oggi -purtroppo- si discute quotidianamente. Ma siamo sicuri di conoscerlo davvero? Molto spesso questo tema viene affrontato in modo superficiale e incompleto. In realtà, il bullismo presenta alcune caratteristiche ben precise. 
Numerose ricerche hanno identificato tre elementi fondamentali per poter parlare di bullismo:
➥le prevaricazioni vengono messe in atto in modo intenzionale allo scopo di arrecare danno alla vittima;
➥la vittimizzazione è ripetuta e persistente;
➥tra il bullo e la vittima c'è uno squilibrio di potere: chi subisce atti di bullismo mostra uno "svantaggio" (una disabilità, una debolezza psicologica come scarsa autostima, una debolezza fisica).


Il bullismo si manifesta in diverse forme. Il bullismo diretto comprende aggressioni dirette in forma fisica o verbale; il bullismo indiretto invece agisce sul fronte relazionale tramite esclusione e isolamento. Il bullismo non è un fenomeno esclusivamente maschile; i ragazzi prediligono forme di bullismo diretto, le femmine invece agiscono maggiormente in modo indiretto. 
Ai giorni nostri si aggiunge un'altra forma di bullismo, estremamente insidiosa: il cyberbulling. Tramite i mezzi tecnologici (pc, cellulari, tablet) e l'accesso alla rete Internet, si possono mettere in atto azioni offensive nascondendo la propria identità dietro uno schermo. Il mondo di Internet è virtuale, ma gli effetti del cyberbullismo sono reali: le conseguenze psicologiche sulle vittime sono uguali se non peggiori a quelle che si osservano nel bullismo tradizionale.
E' importantissimo sottolineare che il bullismo è un fenomeno di gruppo. Non si tratta esclusivamente di un rapporto uno a uno, bullo-vittima:  nelle dinamiche di prevaricazione entrano in gioco diversi "personaggi", ciascuno con un proprio ruolo. I sostenitori del bullo (o dei bulli) incoraggiano le offese e gli atti aggressivi; i difensori della vittima, invece, tentano di fornire aiuto. Gli spettatori non partecipano attivamente agli atti di bullismo, ma di fatto li sostengono evitando qualunque tipo di intervento. E' proprio sul ruolo di questa massa silenziosa che oggi puntano gli interventi di prevenzione al bullismo. 


Gli osservatori esterni non sono consapevoli di sostenere implicitamente le azioni dei bulli; non percepiscono di avere un ruolo importante. In realtà è proprio qua che si trova la chiave del cambiamento: un gruppo classe che prende una posizione, ad esempio chiedendo l'aiuto di un adulto di riferimento (genitori, insegnanti), può contribuire a disinnescare le prepotenze. In ambito scolastico, quindi, è estremamente importante stimolare il gruppo nella presa di coscienza della propria responsabilità: non intervenire di fatto equivale a sostenere i bulli. 
Innanzitutto, occorre aiutare bambini e ragazzi a capire la differenza tra uno scherzo e un atto di bullismo: se il primo ha come obiettivo che tutti si divertano, il secondo mira ad arrecare sofferenza. Attraverso attività laboratoriali è possibile allenare all'empatia, a mettersi cioè nei panni della vittima per riflettere sulle sue emozioni. Cosa prova la vittima? Come mai? E invece il bullo, perchè si comporta così? Cosa si può fare per intervenire? Fin dalla scuola primaria la prevenzione passa attraverso attività che permettono di riflettere su questi aspetti. 
Scuola e famiglia svolgono un ruolo fondamentale come agenzie educative, la loro alleanza è fondamentale. Genitori e insegnanti possono promuovere un clima improntato alla prosocialità, al rispetto e ad un sano sviluppo morale. E' un compito tutt'altro che semplice, in cui spesso ci si può sentire disorientati e sconfortati; si tratta però di un ingranaggio fondamentale nel meccanismo della prevenzione.

Per approfondimenti: 

Zanetti, L'alfabeto dei bulli: Prevenire relazioni aggressive nella scuola. Edizioni Centro Studi Erickson, 2007.

Per consigli ad adulti (genitori, insegnanti): 

www.azzurro.it/it/informazioni-e-consigli/consigli/bullismo/consigli-adulti

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